Intervista!

 

 

Giorgio Caproni-Convegno  per il centenario della nascita . Livorno 2012.

 

 Che cosa lega me a Giorgio Caproni. Anzitutto letture abbastanza precoci (Giorgio Caproni- Tutte le poesie. Garzanti, 1983), l’antologia che in seguito avrei riacquistata nel 1991 con l’inserimento pubblicato postumo Res amissa, a cura di Giorgio Agamben.

Caproni è stato l’autore, insieme a Montale, che  colpiva la mia sensibilità di giovane donna portata d’istinto più alle letture di versi che  alla esplorazione della narrativa contemporanea, specie quella italiana, da cui sentivo di non trarre abbastanza stimoli intellettuali. In particolare di Caproni apprezzavo la musicalità del verso, la sintesi mirabile  di uno stile asciutto e sicuro, di rara modernità, la capacità di risoluzioni tecniche che  aprono ad esiti conoscitivi spesso imprevedibili e sempre profondi spesso con rovesciamenti di senso interni al verso, e poi i temi assai vicini ad una vocazione agnostica  che in quella mia fase esistenziale sfiorava la scena nichilista anche per via dei miei studi  filosofici e teatrali. Era  per me  quella anche  una fase di letture di poeti anglosassoni e americani:  Thomas Eliot, Dylan Thomas, Silvia Plath, da cui traevo iniezioni di rigore da un lato e dall’altro spunti tematici assai vicini alla mia sensibilità di lettrice che in seguito avrei  attraversato anche nel passaggio del cimentarmi con la scrittura, passaggio che  sarebbe avvenuto in modo sistematico intorno ai trent’anni, come evoluzione naturale di un percorso di sedimentazione di una esperienza molto dolorosa. Riflettendo sul contributo che le letture caproniane  hanno comportato nella elaborazione e stesura dei miei testi poetici(cinque volumi in tutto da Anabasi del 1995 a L’Assenza del 2010), ho provato ad individuare alcuni snodi esemplari  che in qualche modo mi sembrano suggestivi nel ritrovamento dei nessi  fra la poetica caproniana  e il mio lavoro d’autrice, in cui le risonanze e  gli apporti stilistici e di contenuti risultano allinearsi in parallelo. Sono sia questioni prettamente contenutistiche come il tema del viaggio, la caccia, la preda, i luoghi di confine, le atmosfere metafisiche, l’ambiguità dei ruoli, sia più propriamente nella forma, motivo questo spesso riscontrato e sottolineato da  critici  e poeti come Giuliano  Scabia e lo stesso Lorenzo Greco.

Traggo alcuni esempi di ipotesi di comparazione fra la poetica caproniana e quella dell’autrice avvalendomi di testi  scelti da tre raccolte, Camera ottica,  Il Basilisco e L’Assenza che spero possano essere utili alla miglior comprensione di quanto sostenuto nelle tesi dei miei lettori, critici d’elezione.

 

Da Camera ottica ( Baroni, Viareggio 2001)

Logos trash (sul cavalcavia)

 

Ah, l’Amore

le cui forme

( I corpi) dissoluti-dissolti

 

Anime chiare ( I corpi)

anime vele

autentiche come chimere

 

Anonime aporie

gesti irrisolti

pendenze trascorsi-morti

 

Volti assassini

seni cosce

sembianze di cielo

 

Putrefazioni

storie d’asfalto

esondazioni d’organi

fognature dissepolte

 

Da Il Basilisco (Edizioni del Leone, Venezia 2006)

Il Basilisco

 

*

ho incontrato il tuo occhio

sulla soglia e sono morta

morta di paura morta di voglia

 

da quel momento in poi

cessato mai ho d’amarti

tu di perseguitarmi

 

a stanarti tento

con la penna del disamore

straziarti vorrei che delle carni

tue mai sazia mi sento

t’offro in dono materia pulsante

‘per tua grazia ricevuta’

parola distillata grondante

 

a te consegno i resti

del pasto inconsumato

ed agli amanti degli amori

incorporei surrogati devastanti

 

*

smottamenti bradisismi

incrostazioni, nel magma

semantico pulviscolare

caotico nascente

vedi tu forse qualcosa?

Io niente. Niente di niente

*

tu solo

e sola anch’io

vuota la stanza

dilagante l’inappaganza

manca il desiderio

latita la danza

 

Da L’Assenza( Manni, Lecce 2010)

Terzine per un ingrato

 

*

il padre confessore è morto

forse l’ho ammazzato io

suicidio o deicidio il mio?

 

 

*

so che non sei

o meglio non puoi

ma se voglio io tu vuoi?

 

L’io barrato

 

*

ancora e come sempre

negandoti mi neghi

forse è così che mi possiedi

 

*

giostraio della giostra

di antichi desideri

i miei( i tuoi?) mi vuoi?

 

padre per un’ora

padre a rate

padre a puntate

-( padre demonio

padre proibito

padre tradito

 

Renzia D’Incà, Pisa 7 gennaio 2013